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Covid-19, ripensare i casinò ora che 'il tempo è fermo'

14 novembre 2020 - 08:04

Da inizio pandemia il gioco d'azzardo paga un prezzo altissimo, programmare oggi per quando il Covid-19 sarà solo un doloroso ricordo.

Scritto da Marco Fiore

Nuovi recenti decreti della presidenza del consiglio dei ministri, ulteriori limitazioni finalizzate a contrastare la spaventosa crescita dei contagi da Covid-19 sul territorio nazionale. Il momento è difficile e nonostante fossimo più che consapevoli della possibilità che una nuova e ampia ondata di contagio si verificasse in autunno, i dati che la cronaca snocciola quotidianamente non possono non inquietare.

Non spetta a noi entrare nel merito di questa situazione critica, nemmeno pensiamo di esprimere considerazioni sulla gestione di questa pandemia da parte delle istituzioni, certo è che l’allarme lanciato in questo ultimo mese deve essere occasione per meditare. L’estate è trascorsa all’insegna di un’apparente, seppur moderata tranquillità, ma il primo cambio di stagione ci ha subito riportato in una situazione di emergenza.

Forse, sottolineiamo forse, sarebbe stato opportuno non abbassare la guardia, oppure lavorare per preparare le strutture sanitarie ad affrontare la prevista seconda ondata di contagi. È il nostro pensiero, ma lasciamo a voi, come sempre, ogni eventuale e ulteriore riflessione. Noi ci concentriamo sulle conseguenze che la suddetta situazione genererà sull'andamento delle aziende di cui ci occupiamo, ovvero i casinò.

Nel rispetto delle nuove norme emanate nella seconda parte di ottobre le case da gioco dovranno affrontare un nuovo periodo di sospensione delle loro attività. Una situazione che non esitiamo a definire drammatica e che certamente genererà forti ripercussioni negative soprattutto dal punto di vista economico. Premesso che la salute pubblica sta a cuore a noi come a chiunque, non riusciamo a comprendere il perché di questa nuova stretta.

Le case da gioco dispongono infatti di ampi spazi in cui è certamente agevole assicurare il distanziamento tra le persone, li hanno adattati, non senza sostenere ingenti costi, per evitare rischi alla propria clientela e, da quanto ci è stato possibile verificare di persona, non si sono registrate situazioni critiche.

Il comparto del gioco d'azzardo sta pagando un prezzo molto elevato dall’inizio della pandemia. I ricavi sono calati e un’ulteriore periodo di chiusura, in tempi successivi, non potrà che generare gravi conseguenze sull’occupazione. Purtroppo, ad oggi, sono solo tre le aziende in attività in Italia e nonostante l’apporto economico prezioso che garantiscono ai territori e alle comunità in cui operano, che resta tuttora importante, rappresentano un settore di nicchia di cui lo Stato si occupa poco.

RIPENSARE IL CASINÒ - Esistono in altre nazioni europee, e non solo, modelli di business diversi, che hanno puntato sui casinò, inserendoli a pieno diritto nella filiera del turismo come poli di attrazione e produttori di intrattenimento. Non è il caso di citare situazioni a tutti voi lettori oltremodo note, ma non v’è dubbio che laddove il gioco è stato associato ad altri servizi, ristorazione, eventi, spettacoli, accoglienza alberghiera e wellness non ha mai mancato di produrre risultati.

Il nostro auspicio è, in primis, che le rispettive proprietà - lo ricordiamo, tutti enti pubblici - riescano ad ottenere dal Governo quelle deroghe che, nel rispetto della giusta tutela della salute pubblica, consentano di garantire continuità e sostenibilità a questo business e che, in seconda battuta, sempre gli stessi soggetti, avviino un processo di rinnovamento strutturale delle proprie aziende soprattutto in termini di offerta sfruttando meglio i grandi spazi a disposizione che possono e devono trasformarsi in aree di richiamo e di aggregazione.

Si tratta di un processo lungo, anche complicato, ma questo è il momento giusto per pensarci e gettarne le basi, per essere pronti nel momento in cui l’attuale pandemia si trasformerà in doloroso ricordo.

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