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Casinò St. Vincent, Cdc revoca donazione immobili Rollandin a figli

29 ottobre 2020 - 04:30

La Corte dei conti revoca la donazione che Rollandin fece ai suoi figli, secondo i giudici fu probabile azione per evitare sequestro.

Scritto da Redazione

La Corte dei conti ha revocato la donazione della nuda proprietà di 289 beni immobili da parte di Augusto Rollandin ai propri figli nell'ambito del processo contabile sui 140 milioni di euro di fondi regionali al Casinò di Saint-Vincent tra il 2012 e il 2015.

Come si legge sull'Ansa, Per i giudici della seconda sezione giurisdizionale centrale è "altamente probabile che" l'ex presidente della Regione "abbia agito nella piena consapevolezza di sottrarre i beni alla garanzia patrimoniale generica". Infatti "all'epoca delle donazioni (30 giugno 2017) vi era già una 'eco mediatica' significativa" riguardo all'indagine della procura contabile (le prime notizie risalgono al 2016). "Peraltro, - sottolineano i giudici, accogliendo l'appello del procuratore regionale Massimiliano Atelli contro la sentenza di primo grado che aveva rigettato l'azione revocatoria - si è trattato di una scelta operata da un numero consistente di soggetti coinvolti nell'indagine, sicché le singole motivazioni poste a base dei vari atti dispositivi non possono che apparire meramente defatiganti".

Nell'ottobre 2018 Rollandin era stato condannato in primo grado a risarcire 4,5 milioni di euro, a fronte di una richiesta dell'allora procuratore regionale Roberto Rizzi di 17,2 milioni.
Il giudizio d'appello sui 140 milioni di euro di fondi pubblici è in attesa di definizione (l'udienza si è tenuta il 14 ottobre scorso): la procura ha confermato le richieste di primo grado per 21 politici e un dirigente regionale. In questo senso gli immobili donati da Rollandin hanno un "valore catastale, aggredibile in sede esecutiva, pari a 1.462.200 euro, mentre - si legge nella sentenza sulla revocatoria - la nuda proprietà è stata donata" con "un valore fiscale pari a 1.011.300 euro. Oltre alle evidenti difficoltà che si incontrerebbero, in caso di conferma della sentenza di primo grado, nella vendita giudiziale del solo usufrutto, il valore di realizzo non sarebbe comunque idoneo a soddisfare le istanze creditorie" e "tale incapienza sarebbe destinata ad aggravarsi, qualora il giudice d'appello accogliesse" la richiesta della procura. 

 

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