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Criminalità organizzata, Dia: 'Per Gafi fattori di rischio nei casinò'

17 luglio 2020 - 09:21

Nel report semestrale della Dia, si sottolineano i fattori di rischio criminalità organizzata nei casinò e si propongono degli interventi strutturali.

Scritto da Anna Maria Rengo
Criminalità organizzata, Dia: 'Per Gafi fattori di rischio nei casinò'

"Già in un report del 2009, il Gruppo d’Azione Finanziaria Internazionale (ovvero Financial Action Task Force Ndr) con particolare riferimento ai casinò, aveva evidenziato l’attività di 'cash intensive', l’ampia gamma di servizi finanziari offerti (apertura di conti, rimesse di fondi, versamenti e prelievi di contante) e l’elevato numero di transazioni (specie elettroniche) come fattori di rischio".

Lo sottolinea la Direzione investigativa antimafia nella sua consueta Relazione al Parlamento sull'attività svolta nel secondo semestre del 2019. Facendo un excursus storico, la Dia ricorda che "sempre nel 2009, proprio per limitare il riciclaggio attraverso il settore dei giochi, il legislatore ha previsto, con il Dlgs n. 151/2009, che ha integrato il Dlgs 231/2007, l’applicazione dell’obbligo di effettuare le segnalazione delle operazioni sospette anche per i prestatori di servizi di gioco. Un obbligo progressivamente esteso agli operatori di tutte le tipologie di gioco, comprese quelle online. Anche il direttore dell’Uif, nel corso della sua audizione del 10 dicembre 2019 dinanzi alla citata Commissione parlamentare Antimafia, ha affrontato il tema del riciclaggio in relazione alla tematica in esame, evidenziando come 'le collaborazioni prestate all’Autorità Giudiziaria, in particolare alle Direzioni Distrettuali Antimafia presso primarie Procure del meridione, hanno portato alla luce l’esistenza di associazioni di stampo mafioso con proiezione transnazionale che, avvalendosi di società non italiane e dislocando in Paesi esteri i server per la raccolta e la gestione delle giocate, hanno esercitato abusivamente attività di gioco e scommesse sul territorio nazionale, riciclando ingenti proventi illeciti. Seguendo il percorso del denaro utilizzato per scommettere tramite internet, è emerso, tra l’altro, come gruppi della criminalità organizzata si adoperassero per sviluppare forme di controllo sul mercato delle scommesse clandestine online. I guadagni accumulati venivano poi reinvestiti in patrimoni immobiliari e attività finanziarie all’estero…'”.

LE PROPOSTE DELLA DIA - Secondo la Dia, "è proprio puntando al contrasto al riciclaggio internazionale che sarà possibile arginare anche la diffusione del gioco illegale. Un passo in avanti importante c’è stato, sul piano nazionale, con l’obbligo per i prestatori di gioco di effettuare le segnalazioni di operazioni sospette. Un obbligo confermato anche dalla V direttiva antiriciclaggio". C’è poi l’aspetto legato alle concessioni, "in molti casi rilasciate in Paesi che richiedono requisiti meno stringenti sul piano delle condotte ostative. Tra queste, paradossalmente, potrebbe non essere presa in considerazione
l’associazione di tipo mafioso, proprio perché reato non riconosciuto negli altri ordinamenti. Sarebbe, pertanto, auspicabile, anche con riferimento al settore in argomento, un allineamento delle normative penali. La mancanza di una visione strategica comune, anche solo a livello europeo, non ha sinora permesso di realizzare nel settore dei giochi e delle scommesse un corpus normativo condiviso".

Secondo la Direzione, inoltre, in alcuni Paesi, anche europei, c'è una ridotta percezione della gravità del “problema mafia”. "All’estero, infatti, l’attenzione investigativa viene generalmente focalizzata non tanto sull’organizzazione criminale (cluster) ma sui “reati-scopo”, in primis il traffico di stupefacenti. Di certo non sul controllo illecito del gioco d’azzardo, che non comporta (almeno in apparenza) allarme sociale.
Una regolamentazione condivisa a livello europeo, finalizzata a bandire il gioco illegale in tutte le sue forme, avrebbe molteplici effetti positivi sotto il profilo della tutela dell’ordine pubblico, della sicurezza urbana, della salute e della collettività, della libertà di attività economica, della protezione delle fasce deboli di consumatori (tra cui i minori) e, non ultimo, sul piano della prevenzione delle ludopatie, fondamentale per contenerne i costi
sociali, economici e psicologici derivanti dal gioco d’azzardo, specie se illegale. Un aspetto, quest’ultimo, che incide fortemente sulla vita del giocatore e dei suoi familiari".

CASINO' E CRIMINALITA' - La Dia ricorda anche alcune indagini, non recenti, che hanno riguardato casinò terrestri e online. Riferendosi al "ruolo primigenio della camorra in Campania", La Dia cita "l’indagine denominata 'Rischiatutto' della Dda di Napoli, a conclusione della quale, il 27 giugno 2013, i Carabinieri hanno tratto in arresto 57 persone, collegate al clan Schiavone, coinvolte in attività di reimpiego e riciclaggio di capitali illeciti in rami d’impresa in vario modo collegati al gioco (slot machine, casino on line, scommesse sportive e, non ultima, la gestione di sale bingo)".

Quanto invece all'"infiltrazione della criminalità mafiosa in Puglia e in Basilicata", ricorda la Dia, "risale all’ottobre 2010 l’operazione denominata 'Bocciulo' della Dda di Bari, conclusa dalla Guardia di finanza, con la quale veniva disarticolato un sodalizio criminale capeggiato da elementi contigui al clan Parisi e composto da 26 soggetti responsabili di usura, estorsione, riciclaggio ed esercizio abusivo del credito. Contestualmente, veniva eseguito il sequestro di immobili, autovetture, imprese e rapporti finanziari, per un valore di 15 milioni di euro. Elemento caratterizzante dell’organizzazione era l’individuazione delle vittime da sottoporre ad usura all’interno di circoli ricreativi. Ai 'clienti' venivano anche proposti pacchetti viaggio gratuiti con destinazione Casinò ubicati in Russia, Slovenia, Croazia e Cipro. Tale pacchetto viaggio veniva garantito dal sodalizio criminale all’unica condizione che il giocatore acquistasse fiches per almeno 5.000 euro. L’accompagnatore (porteur) si rendeva poi disponibile a prestare denaro, sul posto, ai giocatori in caso di perdite. La restituzione di tali somme avveniva, successivamente, con l’applicazione di tassi usurari mensili oscillanti dal 10 al 20 percento. Il sodalizio, pertanto, era organizzato in modo tale da creare, fra le persone con il vizio del gioco, lo 'stato di bisogno finanziario'”.

Nell’area salentina, inoltre, "la mappa degli intrecci tra crimine e gioco affonda le sue radici nel passato. È, infatti, risalente nel tempo l’interesse della sacra corona unita nel settore dei giochi. Già a metà degli anni ’90, ad esempio, un boss brindisino del contrabbando, trasferitosi in Albania, era riuscito a costituire società nel campo delle scommesse e del gioco d’azzardo, tutte fittiziamente intestate e deputate allo svolgimento di attività di immediato cash flow. Le indagini susseguitesi negli anni hanno tratteggiato le linee evolutive delle strategie operative dei vari sodalizi la cui lungimiranza ha portato ad individuare - dopo la fine del contrabbando extra ispettivo dei t.l.e. - nel gioco d’azzardo e nei videopoker una fonte sicura di introiti per il mantenimento degli affiliati e, in particolare, delle famiglie dei detenuti.

L’operazione 'Calipso' (29 settembre 2010), condotta dai Carabinieri di Brindisi, aveva evidenziato proprio il cambiamento delle strategie criminali della sacra corona unita brindisina, sottolineando l’interesse verso il settore del gioco lecito e i rapporti tra il boss brindisino del contrabbando sopra citato e un altro esponente di spicco della frangia dei mesagnesi, considerato diretto epigone del fondatore storico della sacra corona unita, il quale deteneva il controllo delle estorsioni sui videopoker fra l’Italia e l’Albania. Di particolare significato risulta la circostanza che, all’atto della sua cattura, a Valona (Albania), era in procinto di inaugurare un casinò proprio in quella località".

Concentrandosi poi sulla Liguria, la Dia nota come in questa regione "si mantiene sostenuta la spesa relativa al gioco, settore che, al pari del narcotraffico, costituisce uno dei principali canali di arricchimento per la criminalità organizzata di tipo mafioso, facendo registrare tentativi di infiltrazione nel gioco legale e in quello illegale. Peraltro, tra le molteplici opportunità offerte dal mercato ligure del gaming, si annovera anche la presenza di una casa da gioco municipalizzata, il Casinò di Sanremo. In tale contesto, si ricorda il coinvolgimento di un noto boss della camorra appartenente al sodalizio Tagliamento, attivo in diversi settori illeciti tra l’estremo ponente ligure e la riviera francese, in un’indagine che, oltre ad averne accertato la responsabilità per un tentativo di estorsione in danno di un porteur del Casinò, ha anche evidenziato la volontà di infiltrare uomini di fiducia all’interno della casa da gioco".

 

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