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Controllo regolarità casinò, occhi puntati sulle casse

04 settembre 2019 - 07:56

Fondamentale controllare la regolarità del gioco nei casinò, a cominciare dalle tre casse esistenti.

Scritto da Mauro Natta
Controllo regolarità casinò, occhi puntati sulle casse

Da parecchio tempo insisto sulla necessità del controllo sulla regolarità del gioco; ora intendo dedicarmi alla organizzazione del lavoro in una casa da gioco mirata alla rilevazione, contabilizzazione e controllo dei risultati giornalieri.
Come potrete osservare accenno a tre casse: di sala, amministrativa e centrale. Per le prime due si potrebbe pensare alla loro unificazione; la differenza risiede, tra l’altro, nel servizio alla clientela da svolgersi nel migliore dei modi. Quindi consiglio, e non solo per detta motivazione che non è di poco momento, che averle separate è la migliore delle soluzioni.

La circolazione di tutti i valori che compongono il risultato giornaliero del gioco si svolge tra i tavoli, la cassa di sala, la cassa amministrativa, la cassa centrale, l’ufficio cambio assegni e la contabilità.
Il tavolo da gioco apre con una dotazione fissa e chiude con un risultato formato dalla somma algebrica tra la dotazione iniziale e la rimanenza finale, tenuto conto delle eventuali aggiunte e dei biglietti cambiati direttamente al tavolo dai giocatori.
In questa prima fase non desidero introdurre l’argomento mance che mi riservo di trattare separatamente allo scopo di semplificare l’esposizione.

Placche e gettoni in eccesso e mancanti per ricostituire la dotazione iniziale rappresentano l’integrazione, ovvero l’operazione che il tavolo effettua con la cassa amministrativa versando le eccedenze e ricevendo il mancante.

I contanti cambiati direttamente al tavolo e posti, di volta in volta, nell’apposita cassetta sono convogliati al cassiere centrale che, una volta conteggiati, procede alla rilevazione del risultato come precedentemente descritto.
Ad esempio: dotazione iniziale 1000, esistenza finale 850, biglietti 200; risultato attivo 50. L’eventuale aggiunta non la comprenderei per evitare complicazioni. Supposto che nel corso della partita sia stata fatta di 100, il risultato finale sarebbe passivo di 50.

Ora, per assurdo, immaginiamo che il risultato sia quello della giornata, che l’ufficio cambio assegni non sia intervenuto, vediamo le operazioni conseguenti: la cassa amministrativa deve avere da quella di sala 150, la somma di placche e gettoni mancanti al tavolo dalla dotazione iniziale (integrazione).

Questa somma, ma in denaro, viene rifusa dalla cassa centrale alla cassa di sala; il cassiere centrale riceve 200 per i biglietti cambiati direttamente al tavolo. Rimangono al cassiere centrale 50 in contanti che verserà alla contabilità nel caso esposto di risultato attivo.
Se, invece, il risultato è passivo la cassa centrale avrà dalla contabilità 50 in quanto la cassa di sala ha dovuto consegnare a quella amministrativa la differenza tra dotazione iniziale 1100 e l’esistenza finale 850, quindi 250. Disponeva, dal tavolo, di 200 e 50 li riceve dalla contabilità.
Semplificando al massimo le operazioni ho cercato di esemplificare ciò che alcuni lettori avrebbero potuto legittimamente domandarsi.

Vorrei terminare questa prima parte accennando, sia pur brevemente, ad una problematica che non stimo distante dai pensieri di chi ha letto quanto precede.  Certamente la separazione delle due casse, amministrativa e di sala, trova una sua prima ragione nel servizio alla clientela ma, ancor più, dall’esigenza che in un contesto procedurale a prima vista complesso, dalla obbligatorietà che la cassa amministrativa operi con solo ed esclusivamente placche e gettoni, che quella di sala operi con placche, gettoni e contanti, che quella centrale operi con solo contanti.
 

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