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Bernasconi: 'Se Casinò non riapre, Campione diventi svizzera'

12 luglio 2019 - 09:43

Alessandra Bernasconi, ex responsabile ufficio marketing, clienti e comunicazione del Casinò Campione d'Italia, evidenzia i suoi auspici per il futuro dell'enclave.

Scritto da Anna Maria Rengo
Bernasconi: 'Se Casinò non riapre, Campione diventi svizzera'

"Ovviamente mi auguro che il Casinò riapra in tempi brevi e sostenibili per il paese, nel quale ho casa e vivo fisicamente da generazioni. In alternativa che diventi territorio svizzero considerata la posizione geografica. Senza tali soluzioni e mancandomi circa nove anni alla pensione posso solo pensare di andarmene svendendo la casa ereditata dalla mia famiglia. Un'potesi è la rinuncia al passaporto italiano per prendere quello dell’India, paese che conosco e per il quale raccolgo fondi da molti anni. Lì la vita costa poco".

Lo afferma Alessandra Bernasconi, ex responsabile ufficio marketing, clienti e comunicazione del Casinò Campione d'Italia che, dopo l'ex sindaco Roberto Salmoiraghi e la portavoce del Gruppo residenti Caterina Ferrari, racconta a Gioconews.it i difficilissimi mesi che l'intera comunità sta vivendo.

Avresti mai creduto che si sarebbe venuta a creare una situazione del genere?

"Mai. Ritengo che nessuno al mondo abbia mai immaginato che un Casinò fallisse. La gravità è dovuta anche al fatto che si trovi un exclave in territorio svizzero quindi Fuori dall’Unione Europea. Questo ha portato ad un isolamento agghiacciante.
Quello che è stato per oltre 80 anni il Bancomat di Partiti, Provincie, Regione e Stato Italiano, viene abbandonato quando è in difficoltà. E’ vergognoso. Errori di politici e amministratori locali spesso avvallati da partiti vari, sono ricaduti esclusivamente sulla popolazione dell’unico territorio italiano fuori dall’Italia. Persino in epoca fascista lo Stato si era reso conto che senza una legge speciale che garantisse un reddito ai cittadini dell’exclave, il territorio sarebbe diventato deserto. E’ quello che sta succedendo".

Com'era la tua vita prima della chiusura del Casinò e com'è quella attuale?

"Ovviamente prima era serena. Oggi vedo e vivo l’angoscia dei miei concittadini. Quelli che hanno famiglia e quelli che non l’hanno. Chi non riesce a pagare l’affitto, chi non riesce a fare la spesa. La mancanza di soldi è uno dei problemi, ma quello altrettanto grave è la totale assenza di un progetto. Da quasi un anno le notizie si rincorrono e ci confondono. Una situazione di nonsenso che ti lascia attonito e non ti permette di rilassarti mai. Avere una data credibile per la riapertura, consentirebbe a chi abita a Campione, di gestire la propria esistenza in qualche modo, fino alla soluzione della crisi.
Il sentimento più diffuso è la rabbia e credo che l’assenza alle urne per le recenti europee, l’abbia dimostrato. A ciò si aggiunge l’ironia da parte di una certa stampa locale, spesso compiaciuta per le difficoltà di un paese considerato privilegiato. Non si comprende perché lo stesso atteggiamento non valga (e meno male) nei confronti dei 60mila frontalieri italiani che lavorano nel Canton Ticino e che usufruiscono di un reddito elvetico da spendere in Italia.
Il vedere il frutto del lavoro di generazioni di campionesi buttato via come una scarpa vecchia, mi richiama due aggettivi: umiliante per noi e miserabile per chi l’ha lasciato accadere".

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