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Casinò, e se la parola passasse al Parlamento?

19 gennaio 2019 - 09:41

I fronti su cui sarebbe necessario un intervento delle Camere in materia di Case da gioco.

Scritto da Mauro Natta

Come e perché il Parlamento dovrebbe intervenire in materia di case da gioco?
Il prospetto dei ricavi delle case da gioco italiane del 2018 e il relativo conteggio di quanto contribuiscono i giochi lavorati e le slot machine mette in evidenza le rispettive percentuali. A loro volta – anche in considerazione del costo del personale divenuto insostenibile stante lo spaventoso calo dei ricavi – le gestioni si trovano obbligatoriamente a fare delle scelte, spesso dolorose.
Dal 2007 al 2017 i ricavi sono diminuiti fortemente e la qualità del gioco ha subito un vero tracollo che si traduce inesorabilmente in un altrettanto risultato in tema di proventi accessori (mance).
Gli enti locali titolari dell’autorizzazione alla casa da gioco sul proprio territorio, a datare dal 1927, hanno trovato nei relativi ricavi al netto del costo di gestione una sorta di autofinanziamento. A cui il D.L. 318/86 convertito in L. 488/86 ha visto attribuire la natura giuridica di entrate tributarie.
Non può nutrirsi dubbio alcuno sul fatto che dette entrate, nel caso sussistano, non hanno più la rilevanza di un tempo; il peso dei costi, primo tra tutti quello del lavoro, penalizza ulteriormente le entrate in parola.

Neppure si deve sottacere che l’occupazione diretta e dell’indotto rappresenta una componente positiva per gli stessi enti interessati anche e sopratutto come supporto all’attività turistica e alberghiera.
Ora possiamo osservare come i fatti intervenuti e sommariamente presentati penalizzano sia le entrate tributarie degli enti periferici sia l’occupazione; ciò a evidente danno per gli enti medesimi.
Ed ecco quali – ad avviso dello scrivente – potrebbero costituire un robusto aiuto a quanto precedentemente lamentato come danno, in perfetta sintonia con la diminuzione del costo del lavoro a beneficio dell’occupazione.

1. Il trattamento fiscale delle mance identico a quello delle vincite al gioco realizzate nei casinò autorizzati a mente la normativa europea in vigore (art.7 Legge Europea per il 2015);
2. La deroga all’art.1933 del codice civile onde eliminare la comprensione tra le obbligazioni naturali dei debiti di gioco se contratti nelle case da gioco italiane autorizzate,
3. La statuizione che le notizie assunte nelle case da gioco non possono essere utilizzate ai fini fiscali a meno che intervengano violazioni del codice penale. Se la memoria non mi fa danno, nel 1992 una identica norma era contenuta in in progetto di legge sulle case da gioco.
1.1 La vincita al gioco è esente da Irpef; se lo stesso trattamento è previsto per le mance, stante la non obbligatorietà di contribuzione ai fini pensionistici, si ottiene una diminuzione del costo del lavoro;
1.2 La mancia è una parte della vincita, si veda Cassazione sez. lavoro sentenza n. 1776 del 5 maggio 1976.
2.1 Già la Commissione tributaria della Lombardia pare sia intervenuta in materia; sicuramente un provvedimento legislativo metterebbe fine a possibili differenti interpretazioni e ad una situazione di insicurezza;
2.2 Si può ragionevolmente pensare che una normativa in tal senso potrebbe limitare il gioco alle possibilità effettive di spesa e non oltre.
2.3 Vale la stessa annotazione di cui al n. 3 precedente.
 

2018

introiti

% sul totale

Concorso intr.

introiti/pres.

Giochi lavorati

88.272.174

36,23%

31,62%

53,06

Slot machine

155.383.194

63,77%

68,38%

114,75

totali

243.655.368

100,00%

100,00%

167,81

 
 
 

 

2007

2017

Differenza

Differenza %

Giochi lavorati

202.931.561

101.540.440

101.391.121

49,96%

Slot machine

311.958.101

182.337.584

129.620.517

41,55%

totali

514.889.662

283.878.024

231.011.638

44,87%

 
 

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