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Casinò, governo accenda i riflettori!

22 settembre 2018 - 08:12

La natura giuridica delle entrate dei casinò e i riflessi occupazionali e turistici dovrebbero porre il tema al centro dell'attenzione del governo.

Scritto da Mauro Natta
Casinò, governo accenda i riflettori!

A volte ripassare gli eventi di molto tempo or sono non è un male. Lo Stato italiano autorizzò lo svolgimento del gioco d’azzardo consentendo l’apertura di quattro case da gioco. Prima solo tre, con provvedimenti legislativi: Sanremo, Campione e Venezia, rispettivamente nel 1927, nel 1933 e nel 1936; con la seguente formula. “E’ data facoltà al Ministro dell’Interno di autorizzare, anche in deroga alle leggi vigenti, purché senza aggravio per il bilancio dello Stato, il comune di Sanremo ad adottare tutti i provvedimenti necessari per poter addivenire all’assestamento del proprio bilancio ed all’esecuzione di opere pubbliche indilazionabili”. Idem per Campione; per Venezia, invece, fu sufficiente estendere i provvedimenti già varati per Sanremo.

La casa da gioco di Saint Vincent fu autorizzata con decreto del Presidente del Consiglio Valle il 3 aprile 1946 che prevedeva iniziative in materia turistica, vigilanza alberghiera, tutela del paesaggio e vigilanza sulla conservazione delle antichità e delle opere artistiche. Fu inaugurata il 29 marzo 1947. Il Tribunale di Firenze e le successive conferme della sentenza del 1961 da parte delle Sezioni unite della Corte di Cassazione confermano la regolarità del Casinò.

In buona sostanza – e la L.388 del 1986 lo afferma in modo esaustivo – le entrate derivanti ai Comuni e alla Regione Autonoma hanno natura giuridica di entrate tributarie che ritroviamo nel bilancio regionale all’art.1 delle entrate, appunto, entrate tributarie. Ciò appare rilevante in un ragionamento complessivo.

Non va sottaciuto che la localizzazione delle case da gioco (Sanremo, Venezia e Saint Vincent) molto probabilmente hanno impedito ed impediscono che molti italiani, magari in veste di turisti, si rechino all’estero a giocare., Francia e ex Jugoslavia. Così come da qualche anno a questa parte si può ragionare per la Svizzera parlando di Campione d’Italia, si pensi a Lugano e Mendrisio nell’arco di pochi chilometri.
Non si può ignorare, ed è quanto maggiormente rileva, che il Casinò di Campione è l’unica risorsa economica del Comune e senza non mi pare possibile immaginarlo.

Nell’editoriale di Gioconews Casinò “Casinò, tra crisi e necessità di riordino” ho letto con molta attenzione quando tratta di chi dovrebbe trovare delle soluzioni ad una situazione che è venuta a crearsi per le case da gioco di Campione e di Saint Vincent.

La prima è stata dichiarata fallita e chiusa, la seconda è in attesa di qualche possibile intervento di salvataggio ammissibile in una particolare situazione, nell’ordine, giuridica, tecnica e politica.

Ma è proprio la natura giuridica citata precedentemente che dovrebbe promuovere l’attenzione del governo Conte su una problematica che coinvolge principalmente occupazione e sviluppo turistico.

 

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