Casinò stagionali, compatibili con il nuovo corso sul gioco?

Il divieto di pubblicità al gioco d’azzardo potrebbe – ne sono poco e solo parzialmente convinto – portare al decremento dei malati di ludopatia.

Per l’esperienza accumulata in oltre quaranta anni di case da gioco posso garantire che se un familiare o lo stesso, forse temporaneamente ravveduto, “malato” invia alla direzione di una Casa da gioco italiana la richiesta di vietargli l’ingresso, questo non entra più.

Quanto sopra è il solo ed unico mezzo a disposizione per vietare la frequentazione di un casinò da parte di un giocatore “malato”. Tra i luoghi ammessi per il gioco esistono ben altre situazioni che tutti conoscono; orbene una domanda sorge spontanea: anche in questi luoghi si applicano identiche procedure?

Si ascolta che la voglia di gioco si stia diffondendo tra i giovani; siamo sicuri che al minorenne sia vietato – bene inteso non solo sulla carta – frequentare sale giochi o altro? Alcuni sostengono, forse a ragione, che il divieto o la diminuzione di gioco legale può incrementare quello illegale. Un ritorno all’epoca in cui si fabbricavano i liquori di contrabbando mi pare lontano, ma alcuni lo temono relativamente al gioco. Il proibizionismo può avere, alle volte, tragici risvolti.

Negli ultimi tempi sono stati aperti nuovi casinò in giro per l’Europa e molti sono frequentati da italiani; forse per curiosità, forse perché sono più vicini o facili da raggiungere (ad esempio Malta per la Sicilia).

Ed allora perché non pensare alla concessione di Casinò stagionali con un chiaro intento di incidere sullo sviluppo turistico? Magari stagionali se del caso, ma sempre nell’ambito di una legge che definisca la materia, che, comunque, possono concorrere al miglioramento delle condizioni del Paese che, da qualunque lato gegrafico si esplori, ne trova altri dove i Casinò sono numerosissimi.