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San Pellegrino Terme e Taormina: un’istanza ad Alfano per aprire i casinò

31 dicembre 2014 - 10:33

I sindaci di San Pellegrino Terme (Bergamo), Vittorio Milesi, e di Taormina (Messina), Eligio Giardina, hanno inviato un’istanza al ministro dell’Interno Angelino Alfano per la riapertura delle Case da gioco nei due comuni “come strutture indispensabili per lo sviluppo turistico e occupazionale dei rispettivi territori in un momento di grave difficoltà economica e sociale che caratterizzano i rispettivi ambiti territoriali”.

Scritto da Anna Maria Rengo

I due primi cittadini dichiarano inoltre che i comuni “hanno la disponibilità dell’immobile idoneo a ospitare l’attività richiesta e che non esistono motivi ostativi di carattere logistico, di ordine pubblico o altro, a garantire e recepire in maniera ordinata e controllata il maggior flusso conseguente e collegato alla nuova attività”.

 

 

LE PREMESSE – Milesi evidenzia che San Pellegrino terme è stato per oltre dieci anni (1907/1917) sede di Casinò, mentre Giardina, da parte sua, sottolinea che “Taormina è stata sede di Casinò dal febbraio 1963 al gennaio 1965". Vengono inoltre richiamati l’ordine del giorno del 2008 approvato dalla Camera dei Deputati con il quale si impegnava il governo a prevedere un provvedimento legislativo atto ad autorizzare la riapertura della Casa da gioco di Taormina, e quello sempre del 2008 e sempre approvato dalla Camera, con il quale si impegnava il governo a prevedere un provvedimento legislativo atto ad autorizzare la riapertura della casa da gioco a San Pellegrino Terme. Ultimo in ordine di tempo, l’ordine del giorno del 22 dicembre 2014 della Camera dei Deputati accolto dal governo come raccomandazione nel quale si impegna il governo stesso “a prevedere iniziative volte ad autorizzare la riapertura del Casinò municipale di San Pellegrino Terme, in provincia di Bergamo, nonchè di altre realtà simili nel resto del paese, consentendo il raggiungimento, senza costi a carico della finanza pubblica, dell’obiettivo di rilancio economico, sociale e occupazionale che non è più rinviabile se si vuole concretamente arrestare il processo di decadenza in atto”.

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