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Legge europea alla Camera, dibattito in Aula su tassazione vincite casinò

28 giugno 2016 - 07:32

L'Aula della Camera ha avviato l'esame del disegno di legge europea 2015-2016, Lega Nord evidenzia le criticità delle norme su tassazione vincite dei casinò.

Scritto da Anna Maria Rengo
Legge europea alla Camera, dibattito in Aula su tassazione vincite casinò

L'Aula della Camera dei Deputati ha iniziato l'esame della legge europea 2015-2016, che come noto all'articolo 6 parifica, in esecuzione di una sentenza della Corte di giustizia europea, la tassazione delle vincite ottenute nei casinò dell'Unione europea e dello Spazio economico comune, a quelle realizzate in Italia, dove sono tassate alla fonte. Proprio questa disposizione è stata oggetto di spiegazione da parte del relatore di maggioranza, ma anche di rilievi critici da parte di quello di maggioranza.

IL RELATORE DI MAGGIORANZA - Paolo Tancredi (Pd), ha infatti evidenziato come “L’articolo 6, in materia di tassazione delle vincite da gioco, dà esecuzione alla sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea del 22 ottobre 2014, accogliendo i rilievi su cui si fonda il caso EU Pilot 5571/13/Taxu. In particolare, la disposizione prevede che le vincite corrisposte da case da gioco autorizzate in Italia o negli altri Stati membri dell’Unione europea o nello spazio economico europeo non concorrono a formare il reddito per l’intero ammontare percepito nel periodo d’imposta. Naturalmente questa norma necessita di una copertura finanziaria”.

E QUELLO DI MINORANZA - Gianluca Pini, della Lega Nord, ha invece fatto notare come, per quanto riguatda gli oneri derivanti dalla tassazione delle vincite da gioco di cui all'articolo 6, “su questo punto abbiamo presentato emendamenti volti a sopprimere questa disposizione e prevedere in alternativa all’aliquota del 10 per cento l’applicazione di una al 5 per cento in linea con quanto dettato dalla succitata direttiva.
Il combinato disposto degli articoli 6 e 22 presenta, ovviamente, dei rilevanti profili di criticità: estendere l’esenzione tributaria per vincite corrisposte da case da gioco autorizzate situate fuori dall’Italia in uno dei membri dell’Unione europea o dello spazio economico europeo rappresenta notoriamente l’ennesimo paradosso di questa Europa delle banche e dei poteri forti che ben si sposa con la logica del nostro esecutivo in carica. La giustificazione dell’Unione europea e del Governo, come sempre, viene rintracciata in una sentenza della Corte di giustizia, in questo caso nella sentenza del 22 ottobre 2014 che ha condannato la normativa italiana per il diverso trattamento tributario più sfavorevole riservato alle vincite da gioco ottenute fuori dall’Italia. Sarebbe certamente stato eticamente più corretto e politicamente più responsabile agire in maniera esattamente contraria tassando le vincite, piuttosto che innalzare aliquota IVA sulle cessioni dei « preparati per risotto » dal 4 al 10 per cento (articolo 22). Al contrario, il principio della libera circolazione dei servizi viene preso a giustificazione di una scelta politica che invece di remare contro le case da gioco e a tutte le problematiche sociali a queste connesse (una fra tante, la più drammatica, la ludopatia), le incentiva, facendo ovviamente ricadere gli oneri sulla collettività. Abbiamo presentato un emendamento volto a modificare la copertura dell’articolo 6 prevedendo un’aumento del prelievo erariale unico (Preu) sugli apparecchi da intrattenimento (new slot e videolottery)”.
IL M5S - In Aula è intervenuto anche Sergio Battelli, del Movimento 5 Stelle, per evidenziare che “L’articolo 6, in materia di tassazione delle vincite da gioco, dà esecuzione ai principi di diritto espressi dalla Corte di giustizia il 22 ottobre 2012. La Corte di giustizia dell’Unione europea ha affermato che il differente trattamento fiscale riservato dall’ordinamento italiano alle vincite conseguite in Italia e a quelle conseguite in altri Stati membri, costituisce una restrizione alla libera prestazione dei servizi, ingiustificabile sia per motivi di ordine pubblico sia per ragioni di pubblica sicurezza o di sanità pubblica”.
IL PD - Anche Chiara Scuvera (Pd), ha preso la parola in Aula, per affermare che "bisogna lavorare su risposte differenziate rispetto a territori con problemi differenti. Penso, per esempio, al tema dei giochi, su cui, di fronte all’aggravarsi di un problema sociale particolarmente grave, che riguarda soprattutto il nostro Paese, si deve dare una risposta comune e, quindi, non tanto la risposta sulla fiscalità".

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