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Nuovi casinò e riduzione gioco pubblico, un legame da studiare

17 aprile 2015 - 10:57

A sorpresa per i più (anche se sicuramente non per tutti), nel parlare del decreto legislativo che darà attuazione all’articolo 14 sul gioco della delega al governo in materia fiscale, è spuntato fuori anche il tema dei casinò. E in questo contesto, non necessariamente nell’ambito della delega, anche dell’apertura di nuove case da gioco, a cominciare da quei Comuni che ‘vantano’ un diritto storico su di essi, avendoli ospitati in passato: su tutti Taormina (Messina) e San Pellegrino Terme (Bergamo).

Scritto da Anna Maria Rengo

 

Uno spunto in più di discussione, anche in vista dell’incontro di oggi a Bergamo organizzato dal Pd e dal titolo ‘Verso il decreto di riordino dei giochi pubblici: tutela della salute, ruolo dei Comuni e contrasto dell’illegalità’, cui prenderà parte anche il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta.

Un incontro cui, tra l’altro, parteciperà anche Lega Autonomie, ente che da tempo chiede un riordino del settore del gioco e che è stata anche promotore di un disegno di legge di iniziativa popolare.

“Del tema casinò non abbiamo ancora parlato nell’ambito di Lega Autonomie e quello che al momento posso esprimere è solo un parere personale”, afferma Angela Fioroni, segretario regionale lombardo di Lega Autonomie. “Certamente è paradossale che in un’Italia in cui il gioco d’azzardo è strutturato come ora, i casinò siano in perdita. Ma questa situazione probabilmente spiega che cosa è successo in Italia in questi anni: l’offerta pubblica capillare in ogni luogo e ambito rende probabilmente i casinò non più così indispensabili per l’esercizio del gioco. Sulle soluzioni a questo problema, ritengo che se una nuova gestione dei casinò e anche l’apertura di due nuovi consentiranno di ridurre l’offerta di gioco così come è organizzata oggi, ben venga quella individuata. Il mio timore però è che tutti gli interventi sui casinò si aggiungeranno all’offerta attuale, pur nel contesto del ridimensionamento che il sottosegretario Baretta ha annunciato avverrà con la delega, ma che si riferisce al numero delle slot, ma non dei posti di gioco. Per me andrebbe bene la sostituzione dell’offerta capillare attuale con i casinò, ma se dovesse rivelarsi un’aggiunta sarebbe un problema, e non credo peraltro che risolverebbe quelli dei casinò. Se sono in crisi, a mio modo di vedere, non è solo per un problema di gestione, per la carenza di idee, innovazione, strategie, ma bisogna interrogarsi tra la decadenza dei casinò e l’offerta alternativa che nel frattempo è stata realizzata in Italia”.

Fioroni ricorda inoltre come “nella proposta di legge di iniziativa popolare che abbiamo presentato parlavamo molto apertamente di riduzione dell’offerta capillare dell’offerta e della nascita di case di gioco. In questo ambito casinò per esempio a San Pellegrino Terme possono starci, e coniugarsi con il turismo e con altre offerte ricreative e di tempo libero. Il vero nodo è nel rapporto tra il casinò e la capillarizzazione dell’offerta di gioco”.

 

LO STRUMENTO NORMATIVO - Ancora da chiarire, in questo obiettivo di ridisegno del settore dei casinò, se la delega fiscale e la sua attuazione possa essere lo strumento normativo idoneo: “L’articolo 14 non fa espresso riferimento ai casinò e, tenendo conto che il decreto attuativo dovrà rispettare esattamente i principi approvati dal Parlamento, non so se nei meandri del testo si può trovare un appiglio. Bisogna rispettare esattamente quanto prevede la delega fiscale”. Un tema che, secondo Fioroni, riguarda anche il gioco pubblico: “Parlo dei poteri dei Comuni e delle Regioni e del distanziometro. La lettera e) del comma 2 dell’articolo 14 parla espressamente di ciò e il governo dovrà rispettare quanto prevede quanto è stato approvato dal Parlamento”.

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