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Casinò Lugano, frontaliero il 19,1% degli addetti

11 febbraio 2014 - 08:49

La Svizzera si scopre, forse non del tutto a sorpresa, desiderosa di mettere un freno all’immigrazione, con la vittoria referendaria, per quanto di misura, dell’iniziativa, promossa dal partito di destra ed antieuropeista dell’Unione democratica di centro (Udc/Svp) che chiede la reintroduzione di tetti massimi e contingenti per l’immigrazione di stranieri. Il governo ha ora tre anni di tempo per trasformare l’indicazione in un provvedimento legislativo.

Scritto da Anna Maria Rengo

 

Ma quali conseguenze avrà l’esito referendario sui tanti italiani che lavorano in Svizzera, in particolare nei casinò che si trovano a poche decine di chilometri dal confine, come per esempio a Lugano?

A delineare il nuovo scenario, che in realtà sta allarmando diversi governi europei, è il direttore del Casinò di Lugano, Luca Antonini. “Al momento – spiega – nel nostro Casinò su 194 unità (head count) totali, 37 sono frontalieri, ossia il 19,1 percento. Si tratta di una percentuale che è sostanzialmente invariata da anni”.

Antonini assicura che i dipendenti italiani sono “perfettamente integrati” con gli altri e che hanno un “ottimo il rapporto con la clientela”. Ma cosa cambierà per loro e per la Casa da gioco con l’approvazione di questo referendum?

“Per noi ritengo nulla, visto che già da tempo siamo sensibili al tema. Il problema però potrebbe sorgere in primis con un mutato approccio da parte degli Uffici regionali degli stranieri. A livello normativo, non sembrerebbe che venga modificato alcunché, quanto meno a breve”.

Naturalmente, al Casinò non lavorano solo svizzeri e italiani, ma anche dipendenti di altre nazionalità, “tutti residenti nel Canton Ticino”.

Un esempio di perfetta integrazione che si spera non si venga messo a rischio da successivi provvedimenti del governo elvetico.

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