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Casinò, il tempo delle soluzioni condivise

20 novembre 2017 - 08:46

La crisi dei casinò impone una soluzione strutturale, come sottolineato anche dal sottosegretario Pier Paolo Baretta.

Scritto da Anna Maria Rengo
Casinò, il tempo delle soluzioni condivise

Il recente convegno alla Camera dei deputati su "Le regole del gioco" è stato occasione, per il sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta, per ribadire le intenzioni e la volontà del governo di riordinare, dal punto di vista normativo, anche il settore dei casinò. Il sottosegretario, ricordando il lungo momento di crisi che i quattro esistenti stanno vivendo sia in termini di incassi che, tre di loro, di bilanci in rosso, non ha escluso la possibilità di una gestione centrale, rispetto a quelle "periferiche" al momento attuate. Per il mondo dei casinò italiani sarebbe una vera e propria rivoluzione, visto che sinora, al massimo, ci sono state (o si è tentato di far sì che ci fossero) gestioni private, ma mai si era ipotizzato, come peraltro succede in altre parti del mondo, di avocare allo Stato tutte o alcune delle attuali prerogative dei territori.

Se dalle dichiarazioni di intenti si cercherà di passare ai fatti, il percorso sarà lungo e accidentato. Elezioni alle porte e difficoltà di redazione legislativa ex novo a parte, non è infatti da escludere che le quattro proprietà avranno qualcosa da ridire, da suggerire e da rivendicare. Anche se le loro galline non fanno più le uova d'oro di un tempo, restano una fonte di ricchezza per il territorio: come sarebbe redistribuita, se anche lo Stato scendesse in campo?
Tuttavia, le parole di Baretta sono da considerare realistiche e lungimiranti, anche qualora non portassero al risultato da lui immaginato e auspicato. Il sistema casinò non funziona più. Non da oggi, ma da almeno un decennio. Senza azioni strutturali è assai difficile che il meccanismo che ormai si è inceppato torni a funzionare. Ed è troppo facile dare la colpa solo e soltanto alla concorrenza esercitata dal gioco pubblico. Sinora, i casinò e le loro proprietà hanno cercato soluzioni individuali. In alcuni casi, pensiamo al casinò valdostano, si è recentemente intervenuti in maniera forte, con una legge, un piano di ristrutturazione e un nuovo accordo sulla riduzione del costo del lavoro: è ancora troppo presto per tirare le somme, che ci auguriamo saranno positive. Ma se si pensasse (anche) a una soluzione condivisa? È su questo che si deve aprire il confronto, depurato da paure e pregiudizi nei confronti del "nuovo". Da applicare al più tradizionale, tra i settori del gioco italiano.

 

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