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Casinò Venezia, il momento della responsabilità

02 ottobre 2017 - 07:31

Tante tensioni al Casinò di Venezia: serve uno sforzo di responsabilità da parte di tutti per invertire la tendenza e arrivare a un vero rilancio.

Scritto da Anna Maria Rengo
Casinò Venezia, il momento della responsabilità

Dove sta andando il Casinò di Venezia? Nella speranza di essere presto smentiti, con parole e con fatti, si potrebbe allo stato dell'arte rispondere “contro un muro”. Incassi in calo sia su base mensile che nel progressivo annuo, rispetto a un 2016 che era stato definito di crisi e di scelte sbagliate, forti tensioni tra sindacati e azienda/proprietà dopo l'entrata in vigore del regolamento che ha sostituito il disdettato unilateralmente contratto collettivo vigente, una condanna per condotta antisindacale e una nervosa attesa per la sentenza, in programma il 14 dicembre, che dovrà mettere la parola fine all'annosa questione delle mance. Se i dipendenti che hanno presentato ricorso dovessero vincerlo, per il Casinò di tratterebbe di un esborso di almeno una decina di milioni di euro. Senza contare le critiche, neanche velate, di chi ritiene che il casinò sia di fatto commissariato e che oggi “comandi” direttamente il Comune, senza una vera capacità di scelta da parte del consiglio di amministrazione e della dirigenza aziendale. Roba da fare tremare i polsi.

In questo contesto, spicca però positivamente il fatto che il consiglio comunale abbia approvato, peraltro all'unanimità, il piano di revisione delle società partecipate, mettendo nero su bianco quello che sarà il futuro delle tre che, a vario titolo, fanno capo al Casinò. Quello che più interessa è che la Casinò di Venezia Gioco Spa (che tuttavia non ha la concessione per il gioco online, posseduta – scelta ovviamente curiosa – dalla Meeting & Dining Srl) sarà mantenuta. Non c'è alcuna volontà della proprietà di privatizzare la gestione della Casa da gioco, anche se è necessario ridurre i costi. E, aggiungiamo, ristabilire un clima che sia costruttivo con i dipendenti e i sindacati (che ovviamente hanno messo del loro per esacerbare gli animi e giungere a uno scontro che va avanti da mesi), oltre che, questo è quanto sta più a cuore alla città, rilanciare l'azienda, anche come “contribuente” privilegiato delle casse pubbliche.
Non si deve tacere che qualche timido segnale di ammorbidimento del clima è stato dato: azienda e proprietà hanno riavviato la trattativa con i sindacati, e alcune sigle, non senza essere state sollecitate, hanno già presentato le loro proposte per redigere un nuovo contratto di lavoro. Forse è troppo poco per dire che si è giunti alla svolta. E si spera che il giro di boa non arrivi solo “grazie” al fatto che gli incassi stanno scendendo e che, così proseguendo, far quadrare i conti sarà ancora più difficile. Magari difficile al punto tale da rendere necessaria l'attuazione di una misura, drastica, che tutti avevano visto come la spada di Damocle sul Casinò ma remotissima: la chiusura della sede di Ca' Vendramin. Con conseguenti 140/150 esuberi.
Molte volte, nella storia con la S maiuscola e nelle piccole vicende personali, si sono visti i protagonisti attardarsi in liti e ripicche, perdendo di vista gli obiettivi maggiori. Non vorremmo che qualcuno volesse ripetere questo stesso errore, e che l'orgoglio o la prepotenza prevalgano su sentimenti e ragionamenti meno battaglieri, ma forse più costruttivi.
 
 

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