skin

Casinò, il tempo del rilancio

24 luglio 2017 - 08:39

Per due casinò italiani è arrivato il momento di dare attuazione ai rispettivi piani industriali: grandi attese ma le incognite non mancano.

Scritto da Amr
Casinò, il tempo del rilancio

 

Piani di ristrutturazione che prevedono anche finanziamenti, e nuove regole per il rapporto di lavoro. I casinò di Saint Vincent e di Venezia vivono, dopo le bufere degli scorsi mesi, un periodo di quiete dal punto di vista delle trattative politiche e sindacali.

Ormai, a livello aziendale e tra azienda e proprietà, c’è poco da trattare o da decidere. Il più è stato fatto e, forti di piani di ristrutturazione che prevedono anche l’alleggerimento del costo del lavoro, si deve ora passare all’attuazione di quanto è stato pattuito o, nel caso di Venezia, dopo la trattativa sindacale è fallita, imposto. Non solo a livello di taglio al costo dei dipendenti ma anche per rilanciare gli incassi e gli ingressi, condizione ineludibile per far quadrare i bilanci e allo stesso tempo contropartita ai sacrifici che le aziende hanno chiesto ai lavoratori.


A Saint Vincent il buon senso e il senso di responsabilità dei lavoratori hanno prevalso. Gli stessi hanno accettato, ancora una volta, che si mettesse mano al loro portafoglio, e la netta vittoria del “sì” al referendum indetto per approvare o meno l’ipotesi di accordo proposta dall’azienda deve responsabilizzare quest’ultima al massimo impegno affinché si dia corso a tutti i punti previsti nello stesso, spezzando così quel malefico cerchio che ha portato a cicliche e gravissime crisi di cui è stato chiesto conto principalmente ai lavoratori, questo naturalmente in attesa che giunga a definizione la spinosa questione dei 140 milioni di euro che la Corte dei conti ha chiesto a 22 tra assessori, consiglieri e funzionari regionali, per le delibere con cui nel corso degli anni la proprietà ha “aiutato” la Casa da gioco.


A Venezia la situazione è più complessa. Senza voler dare giudizi di valore, sicuramente a vincere è stata la conflittualità, con una guerra tra azienda-proprietà e sindacati (tuttora in corso) che ha lasciato sul campo qualsiasi ipotesi di piano alternativa o correttiva di quello infine adottato, oltre che un nuovo contratto di lavoro sostitutivo al regolamento entrato in vigore lo scorso primo luglio. Non sono certo le premesse ideali affinché in un’azienda regni l’armonia, e ci sono due macigni davvero grossi che pendono sulla testa di tutti. Il primo “interno”: ossia la possibile chiusura di Ca’ Vendramin Calergi, se le misure di contenimento dei costi e di rilancio degli incassi non saranno sufficienti a far quadrare i bilanci. Il secondo “esterno”, ossia il possibile referendum sulla separazione tra Venezia e Mestre che potrebbe portare alla chiusura della sede di Ca’ Noghera, uno scenario che farebbe carta straccia del piano industriale approvato e che deve essere attuato.
 

Se dunque si tratta di settimane “tranquille” dal punto di vista sindacale, nel senso che c’è poco da decidere o da concordare, le stesse sono invece determinanti per capire, nel caso di Saint Vincent, se l’inversione di tendenza, che ha per il momento riguardato le scelte politiche che sono state prese e gli accordi raggiunti in sede aziendale, riguarda anche gli incassi. Venezia dovrà vedersela con una sfida su più fronti ed è certo che la possibile campagna referendaria vedrà più volte il tema casinò come cavallo di battaglia dei promotori del sì o del no. Questo mentre si dovrà in ogni caso attuare un piano di rilancio che in molti hanno ritenuto debole e che, visto che il Comune ha giocato un ruolo da protagonista e non da comprimario nella sua predisposizione e nella fase della trattativa con le Ooss, sarà anche un importante punto a favore o a sfavore nella valutazione dell’operato della giunta Brugnaro sulle partecipate pubbliche.

Articoli correlati