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Casinò Venezia, guerra in laguna sul piano industriale

08 maggio 2017 - 07:55

Forti tensioni a Venezia sul piano industriale del Casinò, dopo la rottura della trattativa.

Scritto da Anna Maria Rengo
Casinò Venezia, guerra in laguna sul piano industriale

Nei giorni in cui l'azienda presenta alla proprietà il piano industriale del Saint Vincent Resort & Casino, che in molti temono/prevedono sarà a base di lacrime e sangue per i dipendenti, a Venezia si realizza uno scontro che non ha precedenti nella storia recente e che si può temere/prevedere porterà allo spargimento di lacrime e sangue. Pensare che la trattativa sul piano industriale del Casinò di Venezia sembrava partita in discesa e in sordina, con la peculiarità che al tavolo sedeva anche la proprietà, ma con quelli che all'epoca sembravano ampi margini per giungere a un accordo che scongiurare il rischio della chiusura di Ca' Vendramin Calergi, prestigiosa sede lagunare del Casinò, e circa 150 esuberi. Anche il prosieguo della trattativa, a una superficiale visione, è parso rallentato solo dalle indecisioni e poi tensioni sindacali, con scaramucce tra sigle che oggi sembrano bazzecole, visto come è andata a finire. Nessun accordo. Il piano industriale va in giunta così com'era. E anzi servono soldi aggiuntivi per arrivare all'equilibrio di bilancio.
Un bilancio, non della Cdv Gioco Spa ma della trattativa, davvero deludente. Un ko da entrambe le parti dove sul tappeto finiscono anche il Casinò e la città nel suo complesso. E anche il concetto di concertazione ne esce malconcio, se questi sono i risultati, frutto, è bene precisare, di "colpe" e "irresponsabilità" che ciascuno saprà attribuire, ma che difficilmente sono al 50 e 50.

Sinora è stata la proprietà a saper argomentare meglio la sua posizione, godendo di un riscontro che è frutto, in città, di una certa insofferenza verso i lavoratori del Casinò e chi li rappresenta, insofferenza che risale al tempo in cui era sindaco Massimo Cacciari, che li paragono a uccelli che segano il ramo sul quale sono appollaiati. I sindacati sono tuttavia pronti alla controffensiva, spiegando all'opinione pubblica e ai dipendenti il perché del muro contro muro. In un momento in cui sono indeboliti anche dal fuoco amico, con la rinascita della Uilcom che, per quanto poco forte del punto di vista numerico, è destinata a rendere ancora più instabili gli equilibri. Ma forse a chi guarda da fuori interessa molto poco di questo, e di chi vincerà il braccio di ferro. Forse teme che i mezzi siano considerati più importanti dei fini. E che il rilancio del Casinò si allontani anziché avvicinarsi. Una situazione che poteva e doveva essere evitata e a cui ora si deve porre rimedio. Forse si può, anche perché il sì finale al piano industriale arriverà dal consiglio comunale e in quest'arco di tempo tutto può succedere. In meglio, si spera.
 

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