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L'eterna battaglia sul Saint Vincent Resort & Casino

10 aprile 2017 - 07:28

Lo scontro politico sul Saint Vincent Resort & Casino non deve far perdere di vista l'obiettivo finale: il salvataggio dell'azienda e dei posti di lavoro.

Scritto da Anna Maria Rengo
L'eterna battaglia sul Saint Vincent Resort & Casino

Lo scontro politico sul Saint Vincent Resort & Casino è tuttora fortissimo in Consiglio Valle. Non potrebbe probabilmente essere altrimenti visto che resta tuttora aperta la procedura per il licenziamento collettivo di 264 dipendenti, e che la proprietà, dopo il recente ribaltone che ha visto parte della minoranza andare alla guida della Regione assieme con parte della vecchia maggioranza, non ha potuto o voluto dare l'indirizzo alla nuovissima governance di ritirarla.  

I sindacati hanno fatto di tutto, perché l'amministratore unico Giulio Di Matteo facesse questo passo, e di fronte a un "no" netto anche le loro posizioni si sono irrigidite, rendendo il prosieguo della trattativa in salita. Come detto, tutto è legato. Un possibile intervento finanziario della proprietà dipende dalla presentazione di un piano industriale e di risanamento che la governance presenterà in tempo brevi, al punto di star cercando dei consulenti per la sua redazione.

Ma a quanto pare, ogni cosa riguardi il Casinò è oggi oggetto di feroce polemica: dalla nomina della governance alla ricerca di consulenti, all'atteggiamento di proprietà e azienda nei confronti delle Ooss (ricordando tuttavia che la procedura è stata avviata quando c'era un altro governatore con delega al Casinò e un altro amministratore unico). Intanto, gli incassi calano e la Casa da gioco è da mesi fanalino di cosa della classifica delle variazioni percentuali. Anche se l'assessore Albert Chatrian mostra ottimismo, risulta difficile al momento difficile individuare gli spiragli per uscire da questa situazione ed è invece facile immaginare che il prezzo maggiore sarà pagato dai lavoratori, il cui costo è la voce più pesante da un verso e dall'altra più semplice cui attingere. Che dovranno fare ulteriori sacrifici pare ormai scontato, anche perché se davvero ci sarebbe bisogno di reperire i soldi equivalenti al licenziamento di 264 persone significa che il buco da colmare è davvero enorme, ma ci si chiede se c'è la volontà e la capacità di invertire la tendenza degli incassi e di intervenire anche su altre voci, e se l'avvelenato clima politico sia funzionale o disfunzionale, e a chi e a cosa. Fino al 31 maggio, almeno, questo il termine prorogato della trattativa tra azienda e sindacati sui licenziamenti, tutti gli scenari sono aperti e c'è il rischio che si scrivano altre brutte pagine sul Casinò, così come avvenuto negli ultimi mesi. Un rischio che auspichiamo tutti o almeno alcuni vogliano dribblare. Perché c'è un'azienda, e i suoi lavoratori, un po' più importanti di demagogia e ripicche politiche che premieranno solo nel brevissimo periodo.
 

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