Nuovi casinò, l'eterna incompiuta tra proposte e speranze

Come un'araba fenice, che risorge dalle proprie ceneri, anche la proposta, anzi la rivendicazione di nuovi casinò in Italia, prende nuova vita proprio quando l'associazione che per un quarantennio si è battuta allo scopo, l'Anit, ha alzato almeno per ora bandiera bianca. In effetti, la pur prudente posizione del Mibact sulla possibilità di riaprire il Casinò a San Pellegrino Terme, in provincia di Bergamo, è perlomeno sintomo di un dibattito non solito, anche alla luce della luminosità della normativa nazionale in materia, peraltro sottolineata dalla Corte costituzionale, a che dovrà trovare prima o poi il luogo per essere seriamente affrontato. I casinò in Italia non sono più un tabù, "progresso" cui si è arrivato volenti o nolenti, dopo quindi che migliaia di cugini sono nati sull'intero territorio nazionale, sotto forma di slot nel locali pubblici e di sale Vlt.

Poi, lasciano un po' il tempo che trovano alcune prese di posizioni individuali, lanciate soprattutto in campagna elettorale, e con le quali si candida questo o quel Comune, come se fosse così facile aprirne uno e senza totale contezza del passaggi anche legislativi che si renderebbero necessari. Ma, come detto, l'opinione pubblica e la politica stanno seriamente riflettendo se il modello scelto in Italia, ossia di gioco diffuso, non sia stato troppo "spinto", e se in un'ottica di riduzione non sarebbe appropriato convogliare l'offerta in location dedicate, in questo caso di proprietà diretta degli enti locali. Sarebbe un nuovo modello, è vero, probabilmente ibrido e che andrebbe a sovrapporsi a quello esistente. Se qualcuno, pensiamo ad alcuni tra gli amministratori locali più esperti della materia, intende perseguirlo, forse è questo il momento migliore. Mai come ora la percezione dei Casinò è stata migliore. Pur nella consapevolezza che quelli esistenti necessitano di interventi radicali per garantire la loro redditività e miglior gestione.