C'è tuttavia da notare come, a Venezia, il Casinò sia sempre di più oggetto di attenzione e di interventi da parte della proprietà, che pubblicamente, per voce del
sindaco Luigi Brugnaro, si è detta
non soddisfatta né dell'andamento, né di alcune scelte fatte. Ci può stare, ci deve stare: il desiderio di migliorare i conti della propria principale partecipata (e principale contribuente) è più che comprensibile, tanto più che essa non eroga servizi pubblici, non si dedica alla beneficenza, ma ha proprio come scopo quello di fare business e di produrre reddito per l'ente proprietario. Tuttavia, sarebbe opportuno, e non solo per una questione di forma, ma di sostanza, che al momento di compiere scelte tecniche e operative si sentano anche le proposte e le opinioni di chi ha il polso, quotidianamente, della situazione. Quindi i sindacati, ma anche l'azienda: a cominciare dal consiglio di amministrazione per proseguire con le varie direzioni e divisioni. La
gestione strategica di un casinò (sì, questa è una teoria che ha i suoi sostenitori – noi per esempio – ma anche i suoi detrattori!), richiede certamente competenze di carattere generale, che un capace manager proveniente da qualsiasi azienda può avere, ma necessita anche di specifiche, relative dunque a un settore, il gioco, che per la sua aleatorietà, volatilità e non indispensabilità del prodotto/servizio offerto, non può essere paragonato all'erogazione del gas, o a una farmacia comunale. E se questo vale per l'aspetto manageriale, la politica è ancora meno preparata a intervenire, quando si tratta di affrontare temi come layout delle sale, ricerca di nuovi mercati, gioco live, omnichannel, virtual gaming, intelligenza artificiale, realtà aumentata.... o anche gestione dei minimi e dei massimi di puntata. Suo è il compito di fissare gli obiettivi, di mettere i paletti, di monitorare, di fungere da garante. Forse, a un livello più approfondito non può spingersi, e se ha fatto scalpore, se ha fatto arrabbiare il fatto che
Augusto Rollandin (in realtà, all'epoca il compito sarebbe spettato all'assessore che deteneva la delega, Ego Perron) non abbia scritto un piano di rilancio del Casinò di Saint Vincent, c'era tuttavia da aspettarsi che un governatore regionale non potesse farlo, se non affidandosi a consulenti esterni, che però hanno bisogno di tempo e di conoscenza per poter scrivere qualcosa di sensato.
La sinergia tra i vari attori diventa dunque fondamentale per porsi obiettivi credibili e per produrre un piano industriale che non sia né una versione moderna di Alice nel paese delle meraviglie, né un programma lacrime e sangue, interpretato da malcapitati dipendenti.
Se gli scenari per Saint Vincent restano tuttora incerti e, diciamocelo, anche molto preoccupanti, in laguna le cose possono andare diversamente. Il piano industriale non piace? Non è adeguato? Zuin non ha certo intenzione di imporlo, ed è
già stato fissato il primo incontro per una trattativa che può essere condotta in maniera propositiva, se tutti
daranno prova di responsabilità e se a tutti sarà data la possibilità di dare il proprio apporto, anche questo
al solo fine del bene aziendale.