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Niente feste a Natale per i casinò italiani

12 dicembre 2016 - 08:30

Natale difficile per i casinò italiani, alle prese con molteplici problemi di bilancio, incassi, politici e sindacali.

Scritto da Anna Maria Rengo
Niente feste a Natale per i casinò italiani

Non sarà, non potrà essere un Natale tranquillo, per i casinò italiani, che si giocano complessivamente a dicembre la possibilità di eguagliare i risultati in termini di incassi del 2015, impresa che individualmente a qualcuno potrà riuscire mente per altri sarà impossibile. Per di più, sono alle prese, non tutti, con difficilissimi problemi di bilancio dalle mille cause e, a quanto pare di capire, delle poche e dolorose soluzioni. La crisi di governo, dagli scenari ancora aperti, rende inoltre vana l’attesa di una loro riorganizzazione normativa che fosse anche in grado di individuare strumenti strutturali per rimettere ordine ai loro conti. Le divisioni interne e tra la gestione e i sindacati completano un quadro davvero poco natalizio, e in cui l’incertezza regna sovrana, e tutto sommato è il migliore stato d’animo che potrebbe, in tale frangente, assumere il comando. Soprattutto, preoccupa la situazione del Saint Vincent Resort & Casino, che è letteralmente esplosa, tra il declinare degli incassi e l’emergere, quasi come un thriller, di sempre nuovi allarmanti dati di bilancio, tra l’altro non tutti nuovissimi, e che fanno sorgere il dubbio sul perché stiano spuntando proprio ora e che invece, senza dubbio, stanno mettendo in seria difficoltà la giunta Rollandin.

Resta il fatto che a fine dicembre il direttore generale della Casa da gioco, Gianfranco Scordato, lascerà l’incarico, e che sono già in molti a rimpiangerlo, lodandone (in verità tardivamente) le capacità manageriali e ammettendo (anche stavolta tardivamente) che se i risultati non sono stati quelli sperati è perché la situazione ereditata era più grave e compromessa di quanto si volesse far credere, e perché si è dovuto scontrare con mille lacci e lacciuoli (forse ben conosciuti anche da colui che lo aveva preceduto, nel ruolo di amministratore unico) che gli hanno legato mani e gambe.
E ora che si fa? Si ricapitalizza? Si abbatte il capitale sociale? Si ripianano i debiti? Chi si nomina al suo posto, e con quale visione strategica dell’azienda? Ah sì, è vero, c’è la volontà e a breve anche la possibilità giuridica di affidare a privati la gestione della Casa da gioco, ma con questi conti e con questi incassi è quanto meno opportuno procedere a una rassettata generale, così da rendere il tutto più appetibile. L’impressione è che sul Casinò si stia giocando una battaglia che lo vede come gigante pedina anziché come obiettivo. L’importante è che la politica valdostana, in primis, comprenda che tale pedina deve essere salvata e non sacrificata e che si prendano decisioni rapide anche per ristabilire un clima aziendale di grossa sfiducia e tensione. Il che, ovviamente, non giova in alcun modo al bene dell’azienda.

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