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Privatizzazione gestione, la Val d'Aosta studi il caso Venezia

18 luglio 2016 - 07:22

In Val d'Aosta la politica sta valutando la privatizzazione della gestione del casinò: c'è un trascorso recente da esaminare. 

Scritto da Anna Maria Rengo
Privatizzazione gestione, la Val d'Aosta studi il caso Venezia

Com'era prevedibile, nell'ultima riunione del consiglio regionale valdostano, dove è stata esaminata la relazione sull'andamento della gestione 2015 della Casa da gioco, si è parlato, e molto, anche della possibilità di privatizzarne la gestione, ipotesi cautamente inserita nel nuovo programma di governo regionale di Augusto Rollandin e partendo magari dalla parte alberghiera. Operazione, che, presumibilmente, renderà necessario lo scorporo dell'attuale società di gestione, che è il frutto di un'operazione di accorpamento (in passato c'era una apposita società per la gestione del 'vecchio' Billia).

Nel prendere la parola, l'assessore al bilancio Ego Perron ha assicurato che si procederà con estrema prudenza, anche in considerazione dei trascorsi che hanno interessato la Casa da gioco valdostana, con l'affidamento a privati di cui ci sono ancora in corso dei costosissimi strascichi.
Lungi dal volerci esprimere sulla bontà di una simile ipotesi (anche se ci piacerebbe avere la competenza per poter dare consigli su una prospettiva di respiro così strategico!) e lungi pure dal voler fare dell'umorismo, ci sentiamo di dare un consiglio al governo regionale valdostano. Per avere un quadro maggiore della fattibilità della privatizzazione, ora, nell'anno 2016, potrebbero 'studiare' il caso Venezia (se possibile contattando direttamente i politici e gli amministratori dell'epoca), visto che in tempi recenti, decisamente più recenti di quanto il Casino de la Vallée era gestito da privati, l'allora sindaco lagunare Giorgio Orsoni aveva deciso di percorrere questa strada. Incontrando delle resistenze fortissime, anche ideologiche, contrariamente alla prima reazione dei politici valdostani, che semmai si chiedono se e come potrebbe essere appetibile per un privato gestire una struttura in difficoltà di bilancio. Dopo una lunga battaglia, animata anche da opposizioni interne al suo stesso partito, Orsoni aveva finalmente ottenuto vittoria e si era proceduto a un bando, che però era andato deserto.
Che cosa era successo? Per quali motivi i privati avevano deciso di non concorrere alla gestione di una tra le case da gioco più prestigiose perlomeno a livello europeo? Quali lacci e lacciuoli, chissà se di tipo politico o sindacale, oppure legati a fatti esterni, avevano fatto sì che le prime manifestazioni di interesse si erano poi tramutate in evidenti manifestazioni di disinteresse?
La storia recente (anche se sembrano passati decenni dall'addio di Orsoni e dal bando deserto) potrebbe dare ai valdostani importanti elementi di giudizio, nel valutare se procedere lungo la strada della privatizzazione e nel caso quali condizioni creare affinché possa essere percorribile.

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