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Casinò di Venezia: il difficile e strategico ruolo dei sindacati

27 giugno 2016 - 07:28

I sindacati del Casinò di Venezia e le loro relazioni con politica e azienda: un legame da esaminare a fondo, per il bene dei lavoratori.

Scritto da Anna Maria Rengo
Casinò di Venezia: il difficile e strategico ruolo dei sindacati

I consigli di amministrazione e i direttori generali, così come vengono, vanno. Soprattutto se non faranno bene il loro compito e non porteranno quei risultati su cui si può sottilizzare anche per un decennio, ma che alla fine risaltano inequivocabili, nero su bianco, quando si approvano i bilanci e quando si conteggiano gli incassi.
I dipendenti dei Casinò, invece, a meno che nel frattempo la struttura chiuda o che diano motivo di licenziamento, hanno, in larga parte, tutta l'intenzione di restare fino all'età della pensione. Anche per questo motivo, i sindacati, nati storicamente proprio con lo scopo di rappresentarli, dovrebbero preoccuparsi tra le altre finalità pure di contribuire a creare le condizioni perchè l'azienda continui a essere in salute e perchè continui dunque a creare occupazione. Senza dimenticare, inoltre, che i lavoratori avranno poi, nel corso degli anni, la possibilità di valutare se sono stati ben rappresentati, o se altri interessi, magari di breve durata o personalistici, hanno prevalso su quel bene aziendale che, in una visione a dir la verità un tantino idilliaca, dovrebbe coincidere con quello dei lavoratori. Scendendo dai massimi sistemi al caso specifico, atterriamo a Venezia, dove la scorsa settimana non sono mancate le tensioni tra sindacati (congiuntamente, e con qualche presa di posizione singola) e l'azienda, sia su alcuni aspetti 'formali', come la nota di servizio sulle norme comportali, sia sulla mancanza di chiarezza su quelle che saranno le strategie future per il rilancio della Casa da gioco.

IL CASO VENEZIA - A tale proposito, c'è da ricordare che di piani industriali, al Casinò di Venezia, se ne sono redatti anche troppi, tralasciando peraltro il mega progetto di privatizzazione della società di gestione, poi fallito ma che ha lasciato 'sul terreno' due società al posto della vecchia unica. Ma l'unico, in effetti, che è stato attuato e che ha cambiato il volto della Casa da gioco è stato quello risalente alla fine degli anni Novanta, e che ha portato all'apertura della sede di Ca' Noghera. All'epoca, e per numerosi anni, fu una scelta assolutamente vincente, in grado di risollevare gli incassi del Casinò e di portarlo a quei record che poi, dal 2006 in poi sono andati declinando. Questo per una lunga serie di motivi, pure esterni, anche se ovviamente i nuovi amministratori del Casinò e la proprietà avrebbero dovuto prendere atto che l'effetto novità era durato sin troppo, e che altri progetti si sarebbe reso necessario implementare per continuare a restare sulla cresta dell'onda e fronteggiare un panorama di gioco nel frattempo assai mutato. Comunque, per restare al piano industriale su Ca' Noghera, c'è da sottolineare che allora non era stato appoggiato da tutte le sigle sindacali, e che anzi alcune si erano opposte fermamente. Altri piani, elaborati da successivi amministratori, avevano avuto più benevola accoglienza sindacale, salvo poi essere attuati solo in minima parte e non portare i benefici sperati. C'è dunque da auspicare, in questo momento di totale rinnovo dell'amministrazione del Casinò, che i sindacati possano e vogliano supportare tutte le iniziative che saranno messe in atto per riportarlo allo splendore che merita. Inoltre, la 'mission' di un casinò è tutto sommato assai semplice da delineare: è un'azienda partecipata interamente dal Comune che deve creare reddito, per se stessa e per la proprietà. Servono dunque scelte tecniche, e serve che gli attuali amministratori possano prenderle e farle rispettare, lavorando in autonomia e soprattutto in serenità. L'impressione è che la maggior parte dei sindacati sia pronta a fare la propria parte e certamente se questa 'maggior parte' diventerà la totalità, i primi a ringraziare, magari non oggi ma fra qualche mese o anno, saranno i lavoratori.

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