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Casinò Campione d'Italia sotto il 'fuoco amico': cui prodest?

02 maggio 2016 - 07:34

Dipendenti e politica fortemente critici sull'operato della gestione del Casinò Campione d'Italia.

Scritto da Anna Maria Rengo
Casinò Campione d'Italia sotto il 'fuoco amico': cui prodest?

La settimana che ha concluso il mese di aprile è stata particolarmente difficile per gli amministratori del Casinò Campione d'Italia e, se pure in misura minore, per i sindacati attivi all'interno della Casa da gioco. I primi hanno infatti dovuto vedersela con un attacco da parte dei consiglieri comunali di minoranza, che hanno sollevato forti perplessità sull'attuale gestione, evidenziando l'aumento dei costi e il rischio di ulteriori, pesanti perdite di bilancio, e attribuendo la quasi intera responsabilità della situazione attuale, appunto, al management. Dirigenza aziendale e sindacati, invece, hanno dovuto prendere atto che una quarantina di dipendenti hanno deciso di impugnare l'accordo sulla riduzione dei costi aziendali, questo nonostante sia stato un referendum a ratificare l'ipotesi di intesa che era stata raggiunta al tavolo della trattativa.

Per fortuna viviamo in una paese democratico ed è giusto e legittimo che ciascuna parte in causa abbia modo di esprimere la propria opinione e il proprio dissenso, nonchè di compiere i passi consentiti dalla legge per tutelare i propri interessi, qualora li ritenga lesi. E non c'è alcun dubbio che sia la politica che i sindacati che i dipendenti del Casinò, in forma singola oppure associata, siano portatori di legittimi interessi e dunque abbiamo il diritto, e forse addirittura il dovere, di prendere pubblicamente posizione, con le parole e con i fatti. Tanto più che l'azienda Casinò a Campione non è una tra le tante che esistono in Italia. Non è neanche paragonabile alle altre tre aziende simili che ci sono a Venezia, Sanremo e Saint Vincent, capoluogo di regione e cittadine la cui economia e (con diversi 'pesi') più o meno dipendete dal Casinò.
LA SPECIFICITA' CAMPIONESE - A Campione tutto ruota intorno al Casinò, non c'è famiglia o quasi che non abbia un componente che vi lavori, e le poche altre attività economiche e/o commerciali esistenti si avvantaggiano della presenza della Casa da gioco, che peraltro contribuisce con diverse decine di milioni di euro annui alle casse comunali. E' dunque evidente che l'attenzione non può che essere massima. La mono-economia campionese spinge (ed è giusto che sia) tutti a interessarsi del motore del paese, in un'ottica che crediamo sia per molti quella giusta. Quindi criticare, anche con veemenza, ma allo scopo di migliorare la gestione (non necessariamente con questo management, qualora sia davvero non all'altezza della situazione o addirittura artefice delle difficoltà) e, conseguentemente, il bene comune. Senza dunque lasciare che nella ricerca di un tornaconto personale si ottenga un beneficio di breve periodo (e solo individuale) ma che poi torna indietro sotto forma di boomerang. Non è certo compito di una testata giornalistica stabilire di chi è 'colpa', se il bilancio del Casinò è in perdita, o se hanno ragione i dipendenti a impugnare l'accordo dell'ottobre 2015. Nel primo caso, ci sono le istituzioni e gli enti di controllo pubblici ad avere gli elementi politici e tecnici per mettere sulla bilancia i vari fattori, sempre ricordando che alla fine saranno gli elettori, l'anno prossimo, a stabilire se la gestione amministrativa comunale è stata o no efficace. Nel secondo, sarà il tribunale del lavoro, qualora sarà investito della questione, a stabilire se l'accordo è legittimo o meno, e se deve essere o no annullato, magari con effetti retroattivi. Quello che in questa sede si può soltanto ribadire è che l'obiettivo di qualsiasi azione deve essere quella di costruire un futuro migliore per l'azienda, per i suoi dipendenti e per la sua comunità, e che in un momento oggettivamente delicato come quello che Campione e il suo Casinò stanno vivendo il senso di responsabilità deve prevalere. Per evitare che, come aveva in tutt'altro contesto (ma parlando comunque dei croupier della Casa da gioco lagunare) affermato l'allora sindaco di Venezia Massimo Cacciari, si finisca per tagliare il ramo su cui si sta appollaiati.

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