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Casinò e riordino giochi, occasione per fare lobbying?

15 febbraio 2016 - 08:46

Il 2016 si preannuncia come un anno cruciale per il settore del gioco in Italia: i casinò avranno capacità e volontà di far valere le loro ragioni?

Scritto da Anna Maria Rengo
Casinò e riordino giochi, occasione per fare lobbying?

L’accostamento è azzardato, tanto per restare in tema. Tuttavia, quello che accade e che viene messo in atto in contesti assai differenti dall’italico suolo può essere preso, se non ad esempio, come spunto. Andiamo dunque negli Stati Uniti, dove l’American Gaming Association, ossia la potente associazione americana che rappresenta principalmente i casinò commerciali, ha messo in campo (da sempre, ma ancor più in quest’ultimo periodo), una capillare attività di lobbying, finalizzata, almeno nel 2016, a far sì che la tutela dell’industria del gioco rientri nei programmi elettorali dei candidati alla Casa Bianca (prestigiosa ‘dimora’ che potrebbe avere come inquilino addirittura un magnate dei casinò come Donald Trump). I numeri e i mezzi ci sono, soprattutto in alcuni stati dove diversi politici si sono recati a caccia di voti e di consensi, talvolta rimediando una figuraccia per la loro impreparazione o ipocrisia sul tema, sempre andando via con una maggiore consapevolezza delle potenzialità dell’industria e del fatto che devono essere superati facili pregiudizi, semmai da riservare a quel sottobosco illegale che esiste un po’ dappertutto.

DA RE A CENERENTOLE - I casinò italiani hanno forse saputo fare lobby per numerosi decenni (‘complice’ anche un comune sentire che non vedeva di sicuro nel gioco un’attività da incoraggiare) mantenendo un felice (per loro) quadripolio, ma certo poco hanno potuto di fronte alla decisa scelta del legislatore di regolamentare il settore del gioco, scegliendo un modello offerta diffusa di cui sono stati i principali penalizzati, assieme, si spera e si crede, all’illegalità.È seguito un lungo decennio difficile, in cui i loro incassi si sono fortemente ridotti, mentre parallelamente cresceva il mercato del gioco pubblico, che probabilmente ha attinto anche alla loro clientela per aumentare di dimensioni. Ma al di là dell’indagare se questo declino fosse inevitabile, e a chi attribuire le eventuali colpe, quello che è interessante in questa sede notare è come i tempi siano cambiati e come il legislatore nazionale per la prima volta e ai sensi della legge di Stabilità 2016 stia per mettere in campo degli interventi volti a riorganizzare, probabilmente in senso più restrittivo, l’offerta del gioco pubblico. Sicuramente un’opportunità per una nuova primavera dei casinò, che possono essere chiamati a svolgere un ruolo propositivo e consultivo nel delicatissimo processo che si sta per avviare e dove ovviamente gli operatori del gioco pubblico e gli enti locali (che in larghissima maggioranza nel corso degli anni si sono dotati di norme proprie) hanno in ballo interessi e rivendicazioni fondamentali. Ma qui, appunto, ci concentriamo sui casinò, per evidenziare come il momento sia topico e necessiti di una grande unione e di capacità di fare lobby, se si vuole in qualche misura evidenziare, a chi prenderà le decisioni, le potenzialità e sul valore, anche in questo caso reale o potenziale, che quelli esistenti o possibili, hanno. E tanto per non far nomi, l’attenzione ricade su Federgioco, la federazione che li rappresenta tutti e quattro, visto che in questo caso l’attività di lobby, per quanto ovviamente consente un’industria di piccole dimensioni di fatturato e di occupazione, va fatta a livello nazionale. Spetterà poi al governo mediare tra le varie richieste ed esigenze, auspicando che al di là della salvaguardia dell’interesse di tizio oppure di caio si trovi il modo di tutelare il cittadino, la legalità e le casse pubbliche.

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