skin

Casinò St. Vincent, il passato presenta il conto

14 luglio 2017 - 08:11

L'analista di gaming Mauro Natta esamina la situazione attuale del Saint Vincent Resort & Casino, alla luce delle scelte passate.

Scritto da Mauro Natta
Casinò St. Vincent, il passato presenta il conto

 

Dopo il primo semestre del 2017 tento un breve riepilogo prima di dar corso alle mie personali considerazioni sull'andamento dei casinò italiani. Non pretendo nulla, se non evidenziare cifre, dati e notizie che, prima d’ora si sono lette sul quotidiano online specializzato che gentilmente mi ospita.
La somma degli introiti del primo semestre: Saint Vincent 27.931.676 euro, Venezia 44.968.981, Campione 45.953.368, Sanremo 21,662.610; per un totale di 140.516.625.
Le slot riportano: Saint Vincent 15.564.678 euro, Venezia 24.876.794, Campione 32.409.068, Sanremo 16.713.781; come si può verificare una percentuale consistente.
Nel confronto con l’anno precedente passo a considerare le differenze, per quanto agli introiti totali del 1° semestre: Saint Vincent – 2.724.781, Venezia – 3.160.436, Campione – 534.806, Sanremo + 124.441; per un totale di – 6.295.582.
Relativamente a Saint Vincent posso esporre, per i ricavi più rilevati, le seguenti variazioni: chemin de fer + 41 percento, roulette francese – 63 percento, fair roulette + 21 percento, punto banco – 7,50 percento, black jack + 60 percento, slot – 7 percento.
Le presenze, nel semestre, sono calate di 45.505 unità pari al 20,42 percento.
Non si può negare che il mese di giugno, con circa 700.000 in più, ha segnato un miglioramento ma, tale considerazione dovrebbe comprendere un periodo di almeno dodici mesi; se non altro per avere una precisa cognizione della tendenza annuale.
Quanto precede per rendere conto della gestione dei primi sei mesi del 2017.
Purtroppo ciò che maggiormente mi rattrista è la situazione attuale che, pur essendo in pensione dal 2001 dopo quaranta anni abbondanti di lavoro, e ho continuato ad operare nel settore, mi lascia terminare discretamente sconsolato.

Seguitando il mio intervento sull’argomento che tanto ha impegnato, impegna ed impegnerà l’opinione pubblica valdostana e non solo, non posso che pormi, ed al tempo stesso al lettore, – la seguente domanda: è possibile credere che il disastro sarebbe stato di molto inferiore - a prescindere dal costo del personale eccessivo – se l’aumento di capitale non avesse comportato il conferimento di immobili ma solo una iniezione, anche meno robusta, di liquidità; ai lavori di ampliamento e adeguamento delle strutture avesse provveduto direttamente l’Amministrazione regionale; gli immobili, indispensabili per lo svolgimento delle attività, fossero stati concessi in comodato gratuito alla società di gestione; se il conto economico non fosse stato gravato da interessi passivi e ammortamenti; se la liquidità non avesse scarseggiato tanto da dover provvedere a nuove iniezioni, appunto, di risorse per far fronte alla pagamento di rate o alla estinzione di mutui? Forse occorreva chiedere una deroga alle disposizioni in vigore sufficientemente motivata.
Desidero ribadire una osservazione precedente all’errore - perché tale lo giudico - di fare confronti tra mesi, trimestri e/o semestri. Non è dato comprendere - e non solo al sottoscritto – ciò che può rappresentare il risultato di tale raffronto.
Se qualcosa si può ottenere - sempre che i dati siano comprensivi di dodici mesi consecutivi - è la tendenza.
Se procedura, per me corretta, fosse adottata per tutti i giochi se ne potrebbe ricavarne un dato di sicuro interesse ai fini dell’evoluzione della domanda.
Il prospetto che segue riporta il progressivo annuale di 12 mesi, dal l° luglio al 30 giugno , che come già scritto indicano una migliore e più completa procedura allo scopo di individuare utili indicazioni in merito alla produzione, alla domanda e al marketing.
tabellanatta
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ecco quanto mi pare sia accaduto, in pillole.
Se non fosse intervenuta una così pesante crisi economica e finanziaria l’eccedenza di personale non avrebbe assunto un ruolo tanto determinante.
Invece, la caduta quasi verticale degli introiti, il contemporaneo aumento del peso dei giochi elettronici su quelli lavorati, la concorrenza del gioco di Stato ed altro ancora hanno prodotto una eccessiva ed intollerabile incidenza del costo del lavoro sui ricavi dell’azienda.
Non va sottaciuto che l’affidamento all’azienda dei lavori di ristrutturazione ed adeguamento, probabilmente per accelerare gli stessi anche e, soprattutto, per poter proseguire senza interruzione l’attività di gioco, ha ulteriormente caricato i costi con gli ammortamenti e gli interessi passivi.
Quanto precede relativamente al conto economico, mentre lo stato patrimoniale si appesantiva per i debiti, questi garantiti dalle proprietà immobiliari. Ma non si può negare che il rientro da una pesante situazione debitoria ha influito sulla liquidità che, in una azienda di questa tipologia, non deve mancare. D’altra parte, dopo l’aumento del capitale sociale comprensivo del conferimento degli immobili dell’ex accerchiamento, molto difficilmente poteva essere diversamente.
Se non vado errato - ma non lo credo – non c’è dubbio che, in ultima analisi i beni immobili sono di proprietà della Regione in quanto trattasi dell’azionista di riferimento; ma è altrettanto fuori discussione che, temporaneamente, stante il dettato della L.R. n.49 del 2009 in ordine al richiamato aumento di capitale, sono, rebus sic stantibus, di proprietà della società di gestione.
Non si può ancora, per lo meno c’è da sperarlo, affermare che siamo all’apocalisse, come recentemente mi è stato dato di leggere, ma, certamente, siamo molto vicini se non si ricorre a ripari adeguati.
L'AUTORE - Mauro Natta è stato segretario nazionale dello Snalc e ha lavorato nei casinò di Saint Vincent e di Venezia.

Articoli correlati