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Casinò, il giusto mix tra limitazione e prevenzione

29 luglio 2016 - 08:18

Una strategia a tutto campo, quella dei casinò italiani, Pagan: 'Si prenda spunto anche dalle migliori pratiche a livello europeo'.

Scritto da Anna Maria Rengo
Casinò, il giusto mix tra limitazione e prevenzione

 

Quando di parla di gioco responsabile, i casinò italiani hanno sicuramente qualcosa da dire. Forti, anche di una lunga esperienza in materia. Carlo Pagan, presidente di Federgioco, ha una visione molto chiara sugli strumenti per garantirlo: “Perché non una sinergia tra limitazione dell’accesso e terapia preventiva della dipendenza? Il filtro dell’ingresso, storico strumento dei casinò, è la più efficace garanzia, senza la quale l’accesso all’azzardo può indurre la transizione dal gioco 'sociale' al gioco problematico, a quello patologico. Un fenomeno da contrastare, passando quanto prima dalle enunciazioni di principio a concreti provvedimenti. A Campione d’Italia (di cui è amministratore delegato Ndr), per esempio, abbiamo attivato un’unità di ascolto telefonico e di orientamento per il giocatore in difficoltà e per i suoi familiari aiutandoli così ad affrontare i momenti difficili indirizzandoli verso percorsi di guarigione. Considero inoltre innovativo ed efficace anche il questionario di autovalutazione del grado di dipendenza da gioco, disponibile in sala, mentre è innovativa la figura del filtro all’ingresso dove un addetto impedisce l’accesso ai ludopatici che ne facciano loro stessi richiesta, ma le porte vengono chiuse anche su espressa segnalazione delle famiglie. Ancora più avveniristico un progetto di software in grado di consentire non solo al croupier ma anche a una slot machine intelligente di riconoscere il giocatore compulsivo. Insomma la nostra è una battaglia su vasta scala al gioco d’azzardo non regolamentato”.


I casinò, a suo modo di vedere, sono luoghi più sicuri che altri? Quali misure vengono prese e quali sono i progetti sul gioco responsabile di Federgioco?
“I casinò italiani sono pubblici al 100 percento e controllo delle ludopatie e rispetto del divieto di gioco dei minori sono rigorosi. Vi si attuano misure tassative, precise, con dei veri e propri filtri all’ingresso. Non nascondiamo il problema della ludopatia, ma vogliamo contribuire a risolverlo. Meno male allora che ci sono i casinò. A Campione d’Italia per contrastare il cosiddetto gioco d’azzardo patologico abbiamo realizzato il progetto 'Save the game' introducendo operatori specializzati all’interno delle sale per aiutare i giocatori a rischio di dipendenza mentre una figura manageriale ad hoc opera insieme al team di psicologi del Casinò. Non dimentichiamo che per noi il cliente ludopatico è un cliente scontento, meglio quindi correre ai ripari, preventivamente. Da questo punto di vista la strada tracciata a livello europeo è solo una: il gioco viene ormai affidato solo a grandi realtà in grado di fornire specifiche garanzie”.

In Italia i casinò hanno il registro degli inibiti e degli autoinibiti? È pensabile un registro condiviso?
“Gioco, salute e tutela del cittadino sono obiettivi la cui compatibilità non può prescindere dal modello europeo, la meta che ci prefiggiamo di raggiungere. Intendiamoci: in Italia i casinò contrastano da sempre la ludopatia, fenomeno che nuoce alle case da gioco stesse, interessate perciò a individuarlo per contenerne gli effetti sia con strutturate strategie sia in collaborazione con i servizi sociali. Entrare in un casinò deve esser una scelta consapevole, non una spinta patologica, e credo che il punto non sia in discussione. Però il fenomeno della ludopatia è di difficile controllo nei moderni contesti telematici. In Italia il rischio del gioco patologico riguarda più di due milioni di persone: un allarme sociale che esige anzitutto una capillare informazione, basti pensare al rischio di subornazione del giocatore in stato socio-economico precario, dove la ricattabilità è il presupposto della peggiore forma di ludopatia”.

Quali esempi vengono in materia dall'Europa?
“Il tema delle ludopatie va affrontato anche in Italia come in quei Paesi europei che hanno messo in atto un codice di inibizione e di autoinibizione riservato ai giocatori resi consapevoli del rischio che stanno correndo”.

A livello dell'European Casino Association, di cui è vice presidente, quali sono gli obiettivi e i progetti che si stanno portando avanti sul tema del gioco responsabile?
“Se la soddisfazione del cliente è il motore di ogni iniziativa aziendale, l’azienda deve farsi carico di ogni situazione di insoddisfazione del cliente medesimo. Il progetto 'Save The Game' è coerente al Code of Conduct approvato dall’Eca, il Casinò Campione d’Italia ha approntato materiali di informazione specifici e provveduto alla formazione di personale ispettivo. Bisogna divulgare una comunicazione adeguata e aiutare i clienti anche attraverso test di auto-valutazione: insomma seguire le linee di Paesi nei quali il problema è stato risolto in via quasi definitiva”.

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